Monsignor Francesco Saraceno
Monsignor Francesco Saraceno – Ritratto di Padre Costantino Comparelli

Monsignor Francesco Saraceno Vescovo e Vicario Apostolico in Cina

Antonio Gaetano Saraceno nacque a Conca il 28 maggio 1679 da Giovanni Saraceno e Giulia Ciocca e fu battezzato il giorno dopo la nascita nella Collegiata di San Pietro Apostolo.

Relativamente al nome alcune fonti riportano Saraceno, altre Saraceni. Ciò può trovare spiegazione nell’impiego documentale latino di “Saraceni” quale genitivo di Saracinus.

Gli studi giovanili e la professione religiosa

All’età di 17 anni consacrò la sua vita all’ordine religioso francescano, iniziando gli studi presso il convento di Santa Croce in Napoli, sotto la guida spirituale di Padre Bernardino da Sorrento, che, successivamente, lo inviò all’Istituto Serafico di San Giovanni Evangelista a Lauro di Nola. In questo stesso Istituto avvenne la sua professione religiosa ed il suo nome di battesimo venne mutato in Francesco da Conca.

L’ordinazione sacerdotale e l’insegnamento

Intorno al 1706 fu ordinato sacerdote e destinato all’insegnamento della filosofia e della teologia ai giovani aspiranti al sacerdozio. Padre Francesco, però, desiderava intraprendere la vita missionaria, volendo raggiungere la missione francescana in Cina.

La preparazione alla vita missionaria, il viaggio e l’arrivo in Cina

Convocato dal Superiore Generale della comunità francescana di Santa Maria degli Angeli in Assisi, unitamente a Padre Francesco d’Ottaviano, fu inviato con questi a Roma per un breve corso di preparazione specifica nel Collegio missionario francescano di San Pietro in Montorio.

La partenza per la Cina avvenne il 27 settembre 1714.

Il viaggio fu a dir poco avventuroso e durò ben tre anni. Partiti da Roma furono a Parigi, Manila, Fu-Kien. Appena arrivati in Cina furono rinchiusi in carcere per 90 giorni, a causa della persecuzione in atto contro i cristiani.

Giunti nella Provincia dello Schansi e Schensi, ai confini della Tartaria, furono accolti da Mons. Antonio Laghi da Castrocaro, vescovo di Lorima e Vicario Apostolico della Provincia dello Schensi e Schansi.

L’attività missionaria di Francesco da Conca

Nel maggio 1719, fu nuovamente arrestato e bastonato insieme ad un gruppo di cristiani catturati a sorpresa durante una funzione religiosa.

Nel 1720 fu testimone di un terribile terremoto che flagellò la città e i dintorni di Tunceu, cui seguì un anno di siccità e conseguenti carestie in cinque Province: Pekin, Xantun, Honan, Xansi e Xensi.

In questi durissimi anni Padre Saraceno lanciò più volte appeli ai suoi Superiori in Italia per ottenere aiuti per i cristiani della sua missione.

Continuò instancabilmente la sua opera di evangelizzazione battezzando nel solo anno 1722 ben 100 pagani.

Morto l’imperatore K’ang-hi, con l’avvento sel suo successore Yung-cheng ripresero le persecuzioni contro i crisiania. Quest’ultimo, con un decreto del 1724, ordinò il confino di tutti i missionari a Canton.

La vita in clandestinità

Padre Conca riuscì a nascondersi, sempre aiutato dai fedelissimi cristiani cinesi, prima travestito da medico poi da aumbulante, continuando senza soste la propria attività missionaria sotto il pericolo costante di essere scoperto e condannato a morte.

Da un nascondiglio procuratogli sulle rive del fiume Sha-ho, Padre Conca volle raggiungere, a cavallo di un somarello, un villaggio montano dove vivevano famiglie povere e sottosviluppate.

Francesco Saraceno e la tigre

Lungo il perscorso Padre Francesco ed i suoi accompagnatori si imbatterono in una feroce tigre. Il missionario, indossata la cotta, benedisse a mani alzate la tigre, intimandole di allontanarsi. Il gruppo potè così riprendere il cammino, intonando un inno di lode al Signore.

La nomine a Pro-Vicario, Vescovo e Vicario Apotolico

Nel 1724 Mons. Antonio Laghi, superiore della missione francescana in Cina, fu catturato ed esiliato a Canton. Padre Conca fu allora nominato Pro-Vicario, continuando ad esercitare il suo ministero in clandestinità nel paese di Ko-Kia-Kow-wei-nan.

Quando il 5 luglio 1727 Mons. Laghi morì, la Santa Sede non esitò a nominare Mons. Francesco Saraceno da Conca, Vescovo e Vicario Apostolico di Lorima, nella Provincia dello Schansi e Schensi.

Papa Benedetto XIII, con Decreto Pontificio del 16 ottobre 1728, approvò senza alcuna riserva la nomina pervenutagli dalla speciale Commissione presso la Sede Apostolica vaticana.

Mons. Francesco Saraceno, molto più a suo agio nelle vesti di missionario d’azione che di prelato, scrisse più volte a Roma pregando di essere esonerato dalla carica di Vescovo. Le sue dimissioni, però, in forza degli ottimi risultati pastorali conseguiti anche in questa veste, non vennero mai accettate.

Il rapporto epistolare con il fratello ed il ritratto da Vescovo

La notizia della sua elezione alla carica di Vescovo e Vicario Apostolico in terra cinese non tardò a giungere alla famiglia Saraceno, al tempo trasferitasi a Carinola. Il fratello Domenico, con il quale Mons. Conca aveva un rapporto epistolare più fitto, gli chiese un ritratto da Vescovo.

Monsignor Francesco Saraceno rispose che sarebbe bastato pubblicare le sue lettere per lasciare ai posteri un ritratto certamente autentico.

Alcuni anni dopo, il tanto desiderato ritratto di Mons. Saraceno fu comunque realizzato da un artista italiano, su commissione di Domenico Saraceno, seguendo le direttive impartite dallo stesso vescovo in due lettere del 1739 e 1741. L’opera è attualmente conservata nel palazzo della signora Alba Gargiulo a Cascano di Sessa Aurunca.

Nota Il ritratto visibile anche in questo articolo, invece, è opera di Padre Costantino Comparelli ed è ispirato al ritratto originale.

La morte di Monsignor Francesco Saraceno

Francesco Saraceno morì il 7 dicembre 1742, all’età di 63 anni, e fu sepolto a Ko-chia-Kou, nei pressi di Wei-nam, nello Schensi.

Leggiamo cosa scrivono a rigurdo Robertella e Vizzaccaro nella sua biografia:

Calunniato come falso europeo, oggetto di ignobili insinuazioni, ingiurie e oltraggi, sottoposto a pubblico ludibrio, caricato di catene come un malfattore, prigioniero, carcerato con i suoi cristiani, espulso come pericoloso delinquente, fra indicibili sofferenze, nonostante un fisico resistente e collaudato

Vita di Mons. Saraceno di Robertella-Vizzaccaro, 1978

Bibliografia

  • Atti degli incontri “Cultura in Pillole 2009” a cura di Pasquale Comparelli
  • Vita di Mons. Saraceno di Robertella-Vizzaccaro, 1978