
Un salto nell’Italia meridionale del IX secolo per conoscere il più illustre tra i Concani e la sua storia dei Longobardi
Intorno al IX secolo le nostre terre videro eventi terribili con lotte feroci e continue fra i Napoletani, ancora formalmente sudditi dell’Impero Romano e governati da un Magister militum, i Greci direttamente sotto il comando dell’Imperatore che risiedeva nella lontana Bisanzio, i Longobardi di Benevento, Capua e Salerno, i Franchi dell’Imperatore del Sacro Romano Impero e gli Arabi che saccheggiavano dappertutto, spesso come alleati di questa o quella parte cristiana. In queste lotte interminabili, spesso fratricide e che vedevano ogni sorta di alleanze e contrapposizioni e che non risparmiavano nemmeno i vincoli di sangue e di parentela, moltissime furono le città distrutte o che videro il loro ultimo declino.
Di quest’epoca drammatica, quasi unico testimone contemporaneo, è un monaco longobardo, Erchemperto, che, coinvolto anche di persona nel turbine degli eventi, ci racconta il sanguinoso tramonto dei Longobardi di Benevento, ultimi di una gloriosa stirpe.
Erchemperto e la Ystoriola Langobardorum Beneventi

Figlio di Adelgario, nobile di Castrum Pilanum presso l’odierna Conca della Campania nella contea di Teano, Erchemperto scrisse la Historia Langobardorum Beneventanorum (anche detta Ystoriola Langobardorum Beneventi degentium Erchemperti). “De auditu” e “de visu”, in continuazione della Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, abbraccia gli avvenimenti dal 775 all’889 e rappresenta l’unica fonte storica esistente, relativa a quel periodo. Infatti, sia la cronaca dell’Anonimo Salernitano, sia Leone Ostiense, non possono far altro che ricopiare, pressoché alla lettera, le vicende tramandateci dal nostro grande storico.
Si tratta di un’opera preziosa ed unica, con evidenti limiti stilistici, ma densa ed appassionata, così come la vita del suo estensore.
Le vicende di Erchemperto narrate nella Ystoriola
Leone Ostiense scrive che da bambino Erchemperto fu oblato a S.Benedetto presso il monastero di Teano. Nel primo episodio della Ystoriola in cui compare Erchemperto, risalente al 23 agosto 881, egli racconta che il conte di Capua Pandonolfo, dopo avere conquistato con l’aiuto dei napoletani il Castrum Pilanum, dove si trovava, lo privò di tutti i beni che gli appartenevano fin dalla fanciullezza. Questo particolare ha fatto supporre che in quel periodo Erchemperto non fosse ancora diventato un religioso.
Qua etiam vice memoratus Pandonulfus denuo super Pilanum castrum cum Neapolitibus improvise irruens, fraude cepit, ab eis qui interius morabantur traditum; ubi et ego captus sum et omnibus bonis a pueritia acquisitis exutus. Ipse pedester ante equorum capita usque ad urbem Capuanam exul evectus sum, decimo Kal. Septembris anno Domini 881.
Erchemperto, Ystoriola Langobardorum Beneventum degentiumIn base a questa ipotesi Erchemperto avrebbe quindi deciso di farsi monaco quando era già un uomo maturo e falsa sarebbe dunque la notizia riportata da Leone Ostiense.
Erchemperto ambasciatore presso il Papa Stefano V
Certamente non condusse vita ritirata. I suoi superiori lo destinarono spesso ad incarichi delicati e forieri, per lui, di sventure. Il 4 settembre 883 i Saraceni di stanza presso il fiume Garigliano, volendosi vendicare per la politica filoimperiale manifestamente antisaracena tenuta dagli abati di Montecassino, depredarono il monastero consegnandolo poi alle fiamme, e passarono a fil di spada l’abate Bertario con molti monaci.

Alcuni superstiti trovarono rifugio presso il monastero di Teano altri, tra i quali Erchemperto, a Capua, ove il monastero aveva possedimenti. Quando Atenolfo, Conte di Capua, si impossessò dei beni del monastero di Teano, l’Abate Angelario inviò Erchemperto dal Papa Stefano V per ottenere aiuto. Irritato, Atenolfo privò Erchemperto, incolpevole ambasciatore, della propria cella.
Prigioniero delle milizie greche del Duca di Napoli
Nell’agosto 886 l’Abate Angelario, dopo una ricostruzione durata due anni, ordinò il rientro dei benedettini a Montecassino.
Anche Erchemperto obbedì ma le sue missioni in Campania non si arrestarono e così, durante un viaggio a Capua, accompagnato da tre carri carichi di cibarie e molte opulenze, nei pressi di Anglena (Carinola), venne nuovamente catturato, questa volta però dalle milizie greche del duca di Napoli. Giunto a Capua, inviato come ambascatore dal proprio abate per protestare contro la spoliazione, non ebbe sostegno alcuno e proseguì per Napoli.
Proprio in questo periodo, rispondendo alle richieste di molti amici, cominciò a scrivere la Storia dei Longobardi Meridionali. Il racconto di Erchemperto si interrompe all’anno 889; si pensa a causa della morte forse avvenuta nel 901, avendo egli promesso di narrare i fatti di Guidone e Berengario.
Le trascrizioni della Histriola e le altre opere di Erchemperto
Il libro di Erchemperto è stato chiamato in aiuto da molti scrittori dei secoli X, XI e XII, fu trascritto a Salerno intorno all’anno 1300 in un solo codice e rimase dimenticato fino al 1560 quando dal Duomo di Salerno fu nelle mani del giureconsuto Marino Freccia che lo trascrisse in modo da formare oggi il n.5001 della Vaticana.
Erchemperto scrisse anche un carme dedicato ad Aione II di Benevento (che costituiva secondo la più recente critica introduzione alla Historia Langobardorum Beneventanorum) ed il Martyrologium Erchemperti.
Fonti e Bibliografia
- Erchemperto di Giacinto Libertini;
- Erchemperto e Castel Pilano di Lorenzo De Felice, Laurenziana, Napoli, 1969;
- Erchemperto la storia dei Longobardi di Francesco Sperduti, Ciolfi, Cassino, 1999;
- Antologia di cronache italiane altomedievali di Luigi Andrea Berto, Reti Medioevali, 2000;
- Erchemperto su Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 43 (1993) di Massimo Oldoni;
- Antiqui chronologi quatuor Herempertus Langobardus, Lupus Protospata, Anonymus Cassinensis, Falco Beneventanus di Antonio Caracciolo, Napoli, 1626.
- Ricominciare da Castrum Pilanum, Mariavittoria Riccio, 2008