Conca della Campania, anni '30 del XX secolo - da sinistra il Convento dei domenicani, il Castello, il Palazzo Galdieri Bartoli ed il Centro Storico.
Conca della Campania, anni ’30 del XX secolo – da sinistra il Convento dei domenicani, il Castello, il Palazzo Galdieri Bartoli ed il Centro Storico.

Conca della Campania storia della terra di Erchemperto

Dall’Homo heidelbergensis nell’areale del Roccamonfina agli insediamenti preromani. Dal Castrum Pilanum allo splendore della città fino alle immani tragedie del ‘900 dello scorso millennio.

La preistoria

Centro agricolo situato sul versante nordorientale dell’antico vulcano spento di Roccamonfina, Conca della Campania si estende su una dorsale collinare incisa dal Fiume Publìco, affluente del Volturno. La posizione del sito, di grande importanza per il controllo delle vie di penetrazione dal Lazio alla Campania, aveva fatto ipotizzare la presenza umana nell’area fin dal Calcolitico (età del rame, circa 5000 anni fa); infatti reperti di tale periodo sono stati poi rinvenuti nell’area.

Nel 2003 a determinare una svolta negli studi degli insediamenti umani nella vasta area del complesso vulcanico del Roccamonfina è stata la scoperta nel vicino comune di Tora e Piccilli delle più antiche orme del genere Homo mai rinvenute fino ad allora: le leggendarie Ciampate del diavolo. Le “ciampate” sono in realtà orme di Homo heidelbergensis e risalgono a 350.000 anni fa.

Dalle popolazioni preromane ai benedettini

Secondo gli antichi storici greci i primi abitanti dell’attuale territorio di Conca della Campania furono gli Ausoni, dai quali in età storica derivarono gli Aurunci, raccolti in Pagi e Vici.

In seguito la stirpe dei Sidicini di Teano si sostituì a quella degli Aurunci, e, dopo le guerre sannitiche, vi fu l’assoggettamento definitivo alla potenza romana. Di questo periodo sono i ritrovamenti di strutture murarie relative forse a un insediamento rustico in località San Domenico. Il paese ha preso probabilmente il nome dalla posizione in cui è sorto.

Antico possesso dell’ Abbazia di Montecassino, fu fondata dagli stessi monaci che, dopo la tempesta delle invasioni barbariche, bonificarono le terre incolte e selvagge ed edificarono case coloniche e villaggi (e probabilmente il superbo maniero dalle mura ciclopiche conosciuto col nome di Castel Pilano e più tardi l’altro, conosciuto come Castrum Conchae, tuttora esistente).

La patria di Erchemperto, gli angioini, gli aragonesi ed il principato

Del periodo altomedievale, particolarmente travagliato per tutto il meridione d’Italia, quasi unico testimone è Erchemperto da Castel Pilano, il più illustre figlio di Conca, che con la sua Historiola Langobardorum Beneventi degentium Erchemperti racconta il declino del glorioso popolo della Longobardia Minor, riferendo, tra le altre, le vicende del ducato di Capua, con la dipendente contea di Teano, nella cui giurisdizione ricadeva il Castrum Pilanum.

Questa fortezza di confine tra i ducati longobardi ed i possedimenti di Montecassino fu assalita e presa a tradimento il 23 agosto 881, come racconta lo stesso Erchemperto, dal conte di Capua Pandonolfo con l’aiuto dei napoletani. Anche Conca della Campania subì le sorti toccate a Montecassino e fu sotto il ferro saraceno nell’884. Di fondazione benedettina, come detto, l’antico borgo fu nel X secolo ceduto al conte di Teano, ma nel secolo successivo l’abate Atenolfo ne richiese la restituzione. Nel 1049 i signori del Castrum Conchae non subirono la sorte dei nobili di Castel Pilano, opponendosi vittoriosamente ai Principi Longobardi di Capua. Nel 1066 il possedimento fu ceduto a Riccardo I, conte di Aversa.

Nel 1269, sotto Carlo I d’Angiò, Conca della Campania faceva parte della Contea di Teano. A metà del Quattrocento, sotto il regno degli aragonesi, divenne feudo dei Marzano ma, poiché questi tennero un atteggiamento ostile nei confronti di Ferrante, il re tolse loro il feudo e lo acquisì in un primo momento ai beni della corona, poi lo assegnò nel 1467 ai di Capua, che nel 1481 ottennero il titolo di principi.

Dai Di Capua agli Invitti, fino ai giorni nostri

Verso la fine del Settecento ai di Capua successero gli Invitti che per oltre un secolo e mezzo furono gli indiscussi signori di Conca della Campania. Conca della Campania è stato uno dei comuni più disastrati dalla guerra 1941-1945; ha subito numerose perdite umane, distruzioni di fabbricati imponenti per mole e per bellezza, come lo storico palazzo Galdieri Bartoli; i terreni minati hanno provocato episodi strazianti e tante vittime innocenti.

Il paese ha subito notevoli danni dal terremoto del 7 e 11 maggio 1984. Il centro storico ne è risultato stravolto, con l’abbattimento di numerosi edifici; ciò ha determinato una ferita non rimarginabile al patrimonio storico ed artistico locale.

Gli eccidi nazisti di Conca della Campania

Tra settembre e novembre 1943 Conca della Campania offrì un dolorosissimo tributo di sangue: tra bambini, donne, uomini ed anziani furono 39 i civili trucidati dalla divisione Herman Goering.
Più in particolare, fra il 1º ed il 4 novembre 1943 la rappreseglia scattò successivamente all’uccisione di almeno un soldato tedesco nella frazione Orchi ad opera di Umberto Baracchini (italiano che svolgeva attività di intelligence per l’esercico americano) aiutato da due cittadini del posto.

Puoi approfondire questo argomento consultando la pagina dedicata agli eccidi nazisti di Conca della Campania.

Anche per questi episodi, il Comune di Conca della Campania è stato insignito di una controversa Medaglia di Bronzo al Merito Civile con la seguete motivazione:

Piccolo centro, occupato dall’esercito tedesco a difesa della linea Gustav, fu oggetto di violenti rastrellamenti e deportazioni che causarono la morte di numerosi ed eroici cittadini. Nobile esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio – Conca della Campania (CE), luglio-novembre 1943

21/02/2005 - Presidenza della Repubblica Italiana

Lo Stemma di Conca della Campania

Stemma di Conca della Campania
Stemma di Conca della Campania

Lo stemma di Conca della Campania raffigura quattro torri poste ognuna in un quadrante; questi sono colorati di rosso ed azzurro, sormontati da scudetto dorato e cinti da corona d’alloro. Esse indicano il Castrum Conchae (campo azzurro) ed il Castrum Pilanum (campo rosso), il primo chiuso per ricordare che inutilmente i Longobardi di Capua tentarono di prenderlo nel 1049; il secondo aperto per il fatto che nell’anno 881 Pandonolfo riuscì a conquistarlo.

Da Conca a Conca della Campania

Il Comune di Conca assunse la denominazione di Conca della Campania a seguito del Regio Decreto 9 novembre 1862 n. 977, successivo a deliberazione del Consiglio Comunale del 16 ottobre 1862.

Il Regio Decreto, che entrò in vigore il 20/12/1862 autorizzava alcuni “Comuni delle Provincie di Principato Ulteriore e Terra di Lavoro ad assumere una nuova denominazione”.

Crediti

La presente pagina è stata realizzata sulla base degli studi condotti, tra gli altri, dal compianto Commendator Lorenzo De Felice.