Le origini
Opera di maestranze locali, nelle sue forme attuali la chiesa risale al XV secolo.
Le prime notizie della chiesa di San Pietro Apostolo, però, risalgono al 1308-10, quando viene menzionata nei registri delle decime.
Nel 1472 papa Sisto IV le attribuì le insegne onorifiche di “Rocchetto e Mozzetto” e due anni dopo, il 14 maggio 1474, con bolla papale la elevò a Collegiata.
In conseguenza dell’elevazione a Collegiata, anche San Pietro fu chiamata a versare il diritto di “Sagristia” alla Cattedrale di Teano, con una tassa annua di 6 ducati per l’arcipretura e 3 ducati per ogni canonico.
Il 6 giugno 1483 il vescovo di Teano Urso de Ursinis assegnò alla Collegiata 10 canonici, che divennero 12 nel 1570 per opera del vescovo mons. Arcangelo Blanco.
I numerosi restauri
L’aspetto odierno è profondamente mutato rispetto alle origini. Numerosi sono stati gli interventi di restauro resisi necessari per riparare ai danni del tempo, degli eventi sismici e bellici.
Tra i restauri noti si ricordano quelli del 1728, 1884, 1901, 1915-20, 1960, 1943-45, 1980-84.
Particolarmente critiche erano le condizioni della chiesa dopo il sisma del 1915. Fu solo con l’avvento del parroco don Domenico Lombardo – e grazie alle sue pregevoli iniziative – che fu possibile il pieno recupero della storica chiesa. Tanto impegno valse a don Lombardo il conferimento della cittadinanza benemerita nel 1927.
La facciata ed il campanile
La facciata, realizzata con blocchi di tufo locale, è caratterizzata da tre portali che immettono alle rispettive navate interne; il centrale è più ampio ed è sormontato da un timpano triangolare modanato. I due portali laterali sono invece sormontati da lunette semicircolari. La struttura si slancia con un frontone a tempietto di gusto neoclassico.
Secondo quanto riporta Lorenzo De Felice [2] la facciata presentava una scritta al di sopra delle decorazioni sormontanti i portali:
TERRIBILIS EST LOCUS ISTE NON EST HALIUD NISI DOMUS DEI
Le lettere erano in ferro battuto dell’altezza di 10 cm ed erano state forgiate da maestri di Torre del Greco nel 1800, come ebbe modo di rilevare l’ing. Carino di Meta di Sorrento, cugino di don Mariano Trapani.
A sinistra della facciata si erge il campanile a tre ordini. Nell’ultimo ordine sono installate tre campane: quella principale di 7 quintali ed altre due di medio peso.
Al secondo ordine si trova l’orologio civico con la relativa campana. Lorenzo De Felice ricorda che questa campana – di proprietà dell’Amministrazione Comunale – fu fatta fondere nel 1575 e rifatta a cura del sindaco Luca Galdieri nel 1864. [2]
L’antico orologio suonava ogni ora ed era inserito in un quadrato di splendide maioliche.
Nel 1915, a cura del sindaco Guido Bartoli e del vicesindaco avv. Crescenzo De Simone, fu posto un nuovo orologio con il quadrante illuminato. La manutenzione era affidata ad un incaricato del comune.
Visto che la campana principale era stata danneggiata dagli eventi bellici del 1943, fu necessario rifarla. All’opera provvide la famiglia De Simone, durante il ministero di don Antonio Caprio. Madrina della campana fu la signora Maria, moglie dell’avvocato Crescenzo De Simone.
L’ingresso e la cantoria
L’ingresso è sormontato da una cantoria, appoggiata su due colonne di diametro ampio, sulle quali s’imposta una volta rettangolare a crociera, creando un piccolo vestibolo.
In epoca risalente la cantoria presentava ornamenti in seta ed ospitava un antico organo a canne. Seriamente danneggiata, fu nuovamente innanzata per opera di don Antonio Caprio, che promosse anche una sottoscrizione tra i cittadini di Conca per un nuovo organo a canne nel 1939.
Le navate
La chiesa è a tre navate, oggi prive di decorazioni, suddivise da otto pilastri da cui originano dieci archi. La navata centrale presenta una copertura piana; quelle laterali, invece, hanno una copertura con volte a crociera, che s’impostano sui pilastri, lineari verso la navata centrale e polistili verso l’interno.
Navata sinistra
La navata sinistra ospita l’unica decorazione superstite. Si tratta di un affresco raffigurante l’Adorazione dei Magi e Sant’Antonio Abate, che reca in calce la dedicazione e la data di esecuzione:
Hoc opus fieri fec[it] Benedictus et / lacob [us] Spicciare[…] / pro anima sua / 1570
L’opera può essere attribuita ad un pittore locale ed è stata restaurata con fondi privati, su autorizzazione della Soprintendenza AA.AA.AA.SS. di Caserta e Benevento, nell’anno giubilare 2000.
A seguire, sempre lungo la navata sinistra, si apre il “cappellone”. Un tempo adibito a funzioni sacre, è stato trasformato in “contenitore” museale. Al suo interno, infatti, sono state ospitate diverse opere d’arte provenienti anche da altre chiese di Conca della Campania. Ecco come descrivono il cappellone Panarello e Angelone: [3]
Le pareti del cappellone sono decorate con lesene e paraste sormontate da capitelli pseudo-ionici. Pennacchi triangolari reggono un alto tamburo, scandito da paraste sormontate da capitelli pseudo-corinzi, sul quale è impostata un’ampia cupola ellittica. Degna di nota è anche la bella pavimentazione in maioliche del secolo XIX a motivi geometrici.
A. Panarello e G. AngeloneLa cappella ospitava un altare settecentesco, di cui ci è pervenuto unicamente il ciborio a tempietto.
Navata destra
Durante il restauro successivo al sisma del 13 gennaio 1915, nella navata destra vennero alla luce affreschi alla volta e alle pareti. Intuendone l’importanza, don Domenico Lombardo interessò della cosa l’on. Pietro Fedele (ministro dell’istruzione dal 5 gennaio 1925 al 9 luglio 1928), che scrisse in merito: [4]
La navata destra difforme dall’altra, faceva parte di una Chiesa a sé, che in seguito fu incorporata all’attuale Chiesa madre, che era nata contigua alle mura di cinta del Borgo.
on. Pietro FedeleUno dei due affreschi raffigurava una “Sacra Conversazione”: il Bambino Gesù, la Madonna e San Lorenzo. Quando la parete affrescata fu messa a contatto con l’esterno, a causa dell’umidità, le opere si deteriorarono velocemente. I danni erano oramai tali che, durante il restauro successivo agli eventi bellici del 1943, si decise di coprire nuovamente gli affreschi con l’intonaco.
La zona presbiteriale e l’altare maggiore
La zona presbiteriale è caratterizzata da un arco trionfale a sesto acuto e dalla volta a crociera ogivale.
L’altare maggiore in marmo policromo del secolo XVIII ha subìto diverse mutilazioni nel corso del tempo. Se ne conservano oggi il ciborio, decorato con dei puttini di marmo, e parte della mensa. L’altare fu restaurato a spese degli emigranti nelle Americhe nel 1903.
A destra e sinistra dell’altare erano poste due teste di angeli in marmo; furono trafugate negli anni ’50 del XX secolo insieme ad altre suppellettili di particolare pregio.
Dietro l’altare maggiore è collocato uno splendido coro ligneo del secolo XVI. Formato da 14 stalli è finemente intagliato con figure e simboli di vario genere. Al centro del coro era un leggìo, su cui poggiava il “corale”, illuminato da lampade ad olio per consentire la lettura simultanea da parte dei canonici.
La Vergine delle Grazie tra San Pietro e San Paolo di Oratius Rubeus
Il trittico della Vergine delle Grazie tra San Pietro e San Paolo è un’opera ad olio su legno realizzata nel 1579 da Oratius Rubeus da Paetranus. Fu commissionata dal principe Matteo de Capua ed ornava la cappella del castello di Conca fino al 1770, quando il principe Carlo Invitti la donò alla Collegiata di San Pietro. Prima della nuova collocazione fu realizzata un’integrazione, ancora oggi visibile al centro della pradella, con l’apposizione delle insegne araldiche del donante unite ad un calice ed un’ostia.
Alla fine del XIX secolo l’opera versava in pessime condizioni, tant’è che si faticava a leggere la firma dell’autore. Proprio in quel periodo, Conca ha rischiato di perdere per sempre questo suo prezioso gioiello d’arte, poiché il trittico fu quasi venduto a degli astuti mercanti d’arte.
L’opera che possiamo ammirare oggi sull’altare maggiore della chiesa di San Pietro è il risultato di un delicatissimo intervento di restauro, disposto dalla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento tra il 2003 ed il 2004, che ha interessato anche la pregevole macchina lignea, separata dall’opera pittorica nel corso del XIX secolo.
Pasquale Comparelli [5] racconta che, prima del restauro, la tavola conteneva due schegge penetrate da una finestra della chiesa durante i bombardamenti nel novembre 1943. Dopo la guerra l’anziano sacrestano della chiesa di San Pietro con una lunga canna tentava periodicamente di far cadere le schegge, senza successo e danneggiando sempre più il dipinto.
Le altre opere esposte nella chiesa di San Pietro
Tra le altre opere degne di nota esposte nella Chiesa di San Pietro Apostolo:
- una croce astile argentea, sulla quale è incisa la data “1616”;
- un dipinto su tela, raffigurante la Pietà, del pittore Tommaso de Mauro (sec. XVII);
- un’Ultima Cena, tela di autore ignoto del secolo XVII;
- una tela con l’Annunciazione di autore ignoto del secolo XVII;
- una tela raffigurante San Domenico di autore ignoto del secolo XIX.
Note
- Immagine tratta da Visita Pastorale del Vescovo diocesano Mons. Arturo Aiello alle Parrocchie di Conca della Campania e Vezzara, Pasquale Comparelli, pag. 9.
- Deve ritenersi un refuso l’indicazione della data 1764 in Lorenzo De Felice, Chiesa di San Pietro Apostolo nella storia di Conca della Campania 1000 – 1996, Tipolitografia Pontone Cassino, 1996, pag. 19. Per la corretta datazione 1864 Cfr. Sindaci di Conca della Campania dal 1809 ad oggi, Diego G. Di Salvo, Concadellacampania.info, 2021
- Inventario essenziale dei beni culturali esistenti nelle aree S.I.C. e nell’intero territorio della Comunità Montana Monte S. Croce, Giuseppe Angelone, Adolfo Panarello, Comunità montana Monte S. Croce, 2008, pag. 24.
- Lorenzo De Felice, Chiesa di San Pietro Apostolo nella storia di Conca della Campania 1000 – 1996, Tipolitografia Pontone Cassino, 1996, pag. 22.
- Ricognizione e restauro del Patrimonio Artistico della Collegiata, Pasquale Comparelli, Parrocchia San Pietro Apostolo di Conca della Campania (Caserta), 2005, pag. 20.
Bibliografia e Fonti
- Inventario essenziale dei beni culturali esistenti nelle aree S.I.C. e nell’intero territorio della Comunità Montana Monte S. Croce, Giuseppe Angelone, Adolfo Panarello, Comunità montana Monte S. Croce, 2008.
- Visita Pastorale del Vescovo diocesano Mons. Arturo Aiello alle Parrocchie di Conca della Campania e Vezzara, Pasquale Comparelli
- Lorenzo De Felice, Chiesa di San Pietro Apostolo nella storia di Conca della Campania 1000 – 1996, Tipolitografia Pontone Cassino, 1996.
- Sindaci di Conca della Campania dal 1809 ad oggi, Diego G. Di Salvo, Concadellacampania.info, 2021
- La cartolina postale per il nuovo organo e la cantoria della Collegiata di Conca Campania, Diego G. Di Salvo, Concadellacampania.info, 2021.
- Quando fu impedita la vendita del trittico di Oratius Rubeus, Diego G. Di Salvo, Concadellacampania.info, 2021
- Ricognizione e restauro del Patrimonio Artistico della Collegiata, Pasquale Comparelli, Parrocchia San Pietro Apostolo di Conca della Campania (Caserta), 2005.
Galleria Fotografica
Immagini: Domenico Feola, Diego G. Di Salvo, Archivio Pasquale Comparelli
Informazioni sulla Parrocchia di San Pietro Apostolo a Conca della Campania
A seguire una serie di informazioni utili relative alla Parrocchia di San Pietro Apostolo a Conca della Campania
Indirizzo: Via Roma – 81044 Conca della Campania (CE)
Codice Fiscale: 92001770616
Amministratore Parrocchiale: don Pasquale Sangiovanni
Come raggiungere la chiesa di San Pietro Apostolo
La chiesa si trova in Via Roma a Conca della Campania, nel centro storico.