Le marche municipali sono valori emessi per il pagamento di un’imposta indiretta cartolare, detta appunto “imposta di bollo”. (1)
Questo tributo ha origini antiche, addirittura preromane. In età moderna, tuttavia, la sua introduzione avvenne in Olanda nel corso del XVII secolo. La tradizione vuole che ad idearla sia stato un cittadino olandese all’esito di un concorso, indetto dagli Stati Generali per individuare un’imposta che garantisse un alto gettito senza essere troppo gravosa per i cittadini. (2)
Quando nascono le marche municipali in Italia
Per quanto concerne il bel paese, l’introduzione delle marche municipali prende le mosse dalla legge 20 marzo 1865, n. 2248 (legge Lanza o legge Ricasoli) per “l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia”. (3)
In attuazione della predetta legge, furono emanati il Regio Decreto 8 giugno 1865 n° 2321 (con il quale si approvava il regolamento esecutivo della Legge sull’Amministrazione comunale e provinciale) e il Regio Decreto 15 novembre 1865 n°2602 (per l’ordinamento dello stato civile).
Il R.D. n° 2321 del 1865 conteneva tra gli allegati la tabella n° 3 con un “Elenco descrittivo delle tasse e degli emolumenti che i segretari comunali sono autorizzati ad esigere per proprio conto per la spedizione degli atti infradesignati, oltre l’importo della carta bollata e del diritto di registro nei casi in cui questi sono prescritti dalla legge”.
Il R.D. n°2602 del 1865, invece, all’art. 145 prevedeva che “Per la spedizione delle copie, oltre alla spesa della carta bollata, l’ufficiale dello stato civile riscuote i seguenti diritti…”
L’impianto normativo citato non fa alcun riferimento alle marche, ma solo alle imposte che ufficiali di stato civile e segretari comunali sono chiamati a riscuotere. Questo spiega come mai alcuni municipi non emisero mai le marche e perché, tra quelli che le emisero, ci fu grande libertà di forme.
Ma perché, pur se non obbligati, tanti municipi decisero di adottarle? Carlo Diena, in uno dei primi studi sulle marche municipali italiane, pone innanzitutto l’accento sulla maggiore facilità di controllare, mediante l’apposizione delle marche, il pagamento dell’imposta di bollo. Dalle interviste ai primi impiegati chiamati all’utilizzo delle marche, l’autore rileva come si paghi più volentieri l’imposta se c’è un riscontro oggettivo. Chi paga è sicuro di non essere derubato. (4)
Le prime marche municipali emesse nell’areale del Roccamonfina
Allo stato delle ricerche, risulta che nell’areale vulcanico di Roccamonfina i municipi ad aver adottato per primi le marche siano stati Teano e Roccamonfina.
Le marche municipali di Teano
Il Municipio di Teano introdusse le marche di riscontro intorno al 1883. Furono prodotti 4 valori da 22 X 27,5 mm su carta bianca gommata con dentellatura 11 ½ (5) Il valore era caratterizzato dallo stemma municipale riprodotto al centro. (6)
- 20 cent. Verde
- 50 cent. Giallo Arancione
- 1 £ Rossiccio Viola
- 2 £ Blu Prussia
Le marche municipali di Roccamonfina
Roccamonfina, invece, intorno al 1887 emise 7 marche di riscontro da 25,5 x 30 mm su carta bianca gommata con lo stemma municipale al centro. Fu stampata sia una versione con dentellatura 11 ¾ che una senza dentellatura. (7)
- 10 cent. Rosa rosso
- 20 cent. Verde
- 30 cent. Cannella
- 50 cent. Arancione
- 1 £ Lilla
- 2 £ Argento
- 5 £ Viola blu
Le marche municipali di Conca della Campania
Per quanto riguarda Conca della Campania, non sono note marche di riscontro prodotte alla fine del XIX secolo. Il catalogo più completo (8) censisce 4 tipologie di marche, 3 delle quali personalizzate con la stampa del nome del comune ed una annullata con timbro comunale a doppio cerchio.
La più risalente (validità stimata 1920/1945) è riconducibile al periodo fascista, come può facilmente intuirsi dai fasci littori che ne caratterizzano la grafica.
Si tratta di una marca per diritti di segreteria del valore di 50 centesimi, di colore arancione e dentellatura 11.
Nel periodo 1945/1970, gli uffici del Comune di Conca della Campania utilizzarono almeno altre tre tipologie di marche.
La prima che analizzeremo ha dimensioni 20 X 28 mm ed è di color castagna. Usata per diritti di segreteria con valore 25 lire, è realizzata su carta bianca ed ha dentellatura 11 ¼.
L’esemplare analizzato è stato annullato con un timbro dell’ufficio anagrafe.
Il secondo tipo di marca ha dimensioni 18 X 25 mm ed è censito in una doppia variante di colore, marrone e rossiccio, sempre per uso diritti di segreteria da 25 lire.
La marca ha una dentellatura “a trattini” ed è Realizzata su carta bianca sottile. Due esemplari rossicci analizzati presentano annullo “Stato Civile”.
L’ultima marca non riporta il nome del comune stampato. Anch’essa da Lire 25 per uso diritti di segreteria, è annullata con timbro a doppio cerchio “Comune di Conca della Campania Provincia di Caserta”.
Di colore verde chiaro, misura 24 X 33,5 mm con dentellatura 11 ¼ ed è stata realizzata su carta bianca.
Note
[1] Cfr. www.finanze.gov.it
[2] Cit.
[3] Cfr. M. Carlo Diena, Le marche municipali d’Italia: dalla loro introduzione fino alla fine del 1881, traduzione di Claudia Zanetti, Vaccari, Vignola (MO) 2002.
[4] Cit.
[5] La misura della dentellatura è espressa in numero di fori su 2 cm di bordo (www.fsfi.it).
[6] Cfr. Adolph Koeppel, Italian Municipal Revenue Stamps, Fiscal Philatelic Foundation Inc., New York 1999 – pag. 840.
[7] Cit. Pag. 703.
[8] Il catalogo è curato con passione da Leonardo Cavaliere su www.cavalierestamps.com