Il 29 dicembre 1893 [1] partì da Conca della Campania una denuncia anonima [2] indirizzata al Prefetto di Terra di Lavoro ed avente ad oggetto presunti abusi e delitti di vario genere compiuti dalle Guardie Campestri [3] di Conca della Campania Antonio De Angelis e Girolamo Zezza.
Con una missiva del 3 gennaio 1894 il Prefetto avv. Felice Segre chiese al Comandante dei Carabinieri Reali della Divisione di Caserta di verificare, punto per punto, i gravi fatti denunciati. La risposta del Comandante dei Carabinieri con l’esito delle indagini giunse a Caserta il 20 gennaio 1894.
Assidua frequentazione di pregiudicati e complicità nei furti
Il primo gruppo di fatti denunciati al Prefetto riguardava la frequentazione assidua di pregiudicati nonché la complicità diretta o la tolleranza di furti e prepotenze di ogni sorta.
- L’anonimo esordì denunciando le Guardie Campestri per aver armato dei pregiudicati, cui si accompagnavano spesso in battute di caccia anche in periodi non consentiti.
A riguardo i Carabinieri accertarono la effettiva passata frequentazione del pregiudicato Carmine De Ciccio, ma non trovarono riscontri circa le battute di caccia.
- Il denunciante raccontò che nel 1883 – ben 10 anni prima della denuncia – le Guardie Campestri avevano sequestrato 10 pertiche rubate. Conoscendo l’autore del furto, non inviarono alla Pretura il corpo del reato, decidendo arbitrariamente di conservarlo presso un palazzo di Conca. Consapevole dell’abuso delle Guardie, il proprietario del palazzo non aveva voluto restituire le pertiche alle Guardie Campestri e queste “con audacia senza pari” lo citarono.
A riguardo, i Carabinieri accertarono che tanto la mancata denuncia del ladro quanto la mancata consegna del corpo del reato erano dipese dal fatto che il danneggiato non avesse sporto querela. Le pertiche erano effettivamente state depositate presso la casa del dottor Pietro Galdieri che, non volendole restituire al proprietario, fu citato innanzi al Conciliatore.
- Nel 1891, sempre secondo il denunciante, in Via Piana le Guardie Campestri si erano rese complici di abigeato, coprendo il furto di 6 galline in danno di Simeone Vincenzo.
A tali fatti denunciati, però, i Carabinieri non trovarono alcun riscontro, riferendo che le Guardie Campestri non erano ritenute capaci di tali azioni.
- Ulteriore episodio avvenne nel 1892: secondo la denuncia le Guardie sorpresero alcune persone a rubare dei tavoloni a Vincenzo Del Giudice e, dopo averle arrestate, le liberarono appropriandosi della refurtiva.
Ai Carabinieri risultò che, insospettiti dai rumori provenienti da un deposito, dove Vincenzo Del Giudice aveva dei grossi tavoloni ammassati, le Guardie si erano recate prontamente sul posto. Tuttavia, non avevano scorto nessuno né avevano accertato ammanchi di legname.
Sequestri di armi da fuoco
Nella lunga serie di fatti denunciati, particolare attenzione meritarono le presunte appropriazioni di armi da fuoco. A detta dell’anonimo, le Guardie Campestri avevano in più occasioni sequestrato armi da fuoco senza consegnarle alle autorità competenti. Su tali fatti, facendo seguito agli accertamenti dei Carabinieri, il Prefetto chiese ulteriori e specifici chiarimenti al Sindaco di Conca della Campania Paolo Emilio Galdieri.
- L’anonimo denunciò che nel 1891 le Guardie Campestri avevano sequestrato una rivoltella a Pasquale De Angelis, che l’asportava senza permesso a Vezzara, appropriandosene.
I Carabinieri, tuttavia, accertarono come il sequestro della rivoltella non fosse opera delle Guardie bensì di alcuni giovani vezzaresi, con i quali il De Angelis aveva avuto una lite. I giovani avevano poi consegnato l’arma all’assessore Giuseppe Sensi, che l’aveva tenuta presso di sé senza consegnarla all’autorità competente.
Il Sindaco di Conca della Campania, richiesto a chiarimenti dal Prefetto, precisò che la rivoltella era stata consegnata all’assessore Giuseppe Sensi in sua assenza. La stessa arma era custodita dal Sindaco che aveva ritenuto di non denunciare il De Angelis poiché lo stesso era persona onesta, dedita al lavoro e dalla condotta irreprensibile.
- Nel 1892, sempre secondo il denunciante, le Guardie Campestri sequestrarono altra rivoltella a Crescenzo Simone di Piantoli, che l’asportava senza licenza, appropriandosene senza consegnarla all’autorità competente.
I Carabinieri accertarono l’avvenuto sequestro, riportando al Prefetto una voce secondo la quale la pistola era inutilizzabile, ragion per cui essa era stata consegnata ad un certo Stefano Simone.
A riguardo, il Prefetto nulla ritenne chiedere al Sindaco.
- Sempre a detta del denunciante, nel 1891 avvenne il sequestro di un’arma da fuoco a Pasquale Antonacci. Anche in questo caso le Guardie furono accusate di aver tenuto per loro l’arma.
I Carabinieri riferirono però che l’arma era stata ritrovata presso la cantina di Pasquale Cubellotti, ivi gettata da ignoti. La rivoltella era stata consegnata al Sindaco e solo successivamente si sospettò appartenesse a Pasquale Antonacci. Nulla di tutto ciò era stato riferito all’Autorità giudiziaria e la rivoltella era rimasta presso il Sindaco.
Il Sindaco confermò al Prefetto la circostanza del rinvenimento dell’arma presso la cantina di Pasquale Cubellotti e della sua provenienza ignota. Così come confermò che solo successivamente si sospettò che l’arma potesse essere di Pasquale Antonacci e che, non essendovene certezza, si ritenne di non inviarla all’Autorità giudiziaria.
Circa la delicata questione delle armi da fuoco, il 2 febbraio 1894 il Prefetto scrisse in questi termini al Sindaco di Conca della Campania: “Poiché V.S. non ne diede in tempo denuncia all’Autorità giudiziaria, veda se non sia il caso di restituire ai proprietari le due rivoltelle che sono presso V.S. …” [4]
Corruzione, concussione ed altri abusi
- Per il denunziate le Guardie Campestri ricevevano annualmente la somma di lire 100 da Alfonso Salvati e lire 50 da Vincenzo Del Giudice.
I Carabinieri dichiararono senza incertezze la totale insussistenza di queste accuse.
- A detta dell’anonimo, all’appaltatore del Dazio era stata elevata contravvenzione perché ancora aperto alle ore 17:00, mentre era stato tollerato che alcune “bettole” rimanessero aperte fino alle 22:00, col falso pretesto di un permesso speciale.
I Carabinieri dichiararono di aver accertato l’elevazione di una contravvenzione alle ore 19:15 del 19 dicembre 1893 nei confronti della cantiniera Angela Rozzi, per aver prolungato senza autorizzazione l’orario di chiusura. I Carabinieri fecero inoltre notare che l’appaltatore daziario Raffaele De Felice era “drudo” [5] della Rozzi ed aveva aperto il proprio ufficio daziario presso la sua cantina, col chiaro intento di consentirle la protrazione dell’orario di chiusura.
Indicazione di testimoni a sostegno delle accuse
L’anonimo denunziante, prefigurando che il Prefetto chiedesse ai Carabinieri di indagare, lo mise in guardia dai possibili inganni di una parte compiacente della popolazione di Vezzara, suggerendo all’uopo le persone da interrogare per verificare i fatti denunciati:
- Carlantonio De Felice, negoziante
- Stefano Pagano, negoziante
- Pasquale Sarao, segretario comunale
- Dottor Pietro Galdieri
- Antonio Saravo
- Raffaele De Felice, appaltatore
“E tutti gl’indipendenti del paese…”
Chi era l’autore della denunzia secondo i Carabinieri?
In chiusura della propria risposta a S.E. il Prefetto di Terra di Lavoro, il Maggiore Comandante della Divisione dei Carabinieri di Caserta esternò le proprie convinzioni circa la paternità della denuncia.
“Ritiensi che autore dell’anonimo sia precisamente il De Felice [Raffaele n.d.r.] che insieme al Dottor Pietro Galdieri ha l’abitudine di farne a carico di tutti”. [6]
Note
[1] Il documento è datato 28 dicembre 1893 ma il timbro postale è del giorno successivo [Archivio di Stato di Caserta, fondo Prefettura Gabinetto, Busta 106 Fascicolo 1155]
[2] La formula usata per “giustificare” la natura anonima dello scritto merita di essere riportata testualmente: “I denunziati servendosi di pregiudicati, ei R.R. C.C. non sapendo qui conservare il segreto d’ufficio, il reclamante raccomandandosi a V.S. Ill.ma non si coscrive”. [Archivio di Stato di Caserta, fondo Prefettura Gabinetto, Busta 106 Fascicolo 1155]
[3] Già prima dell’Unità d’Italia la legge Rattazzi (Legge 23 ottobre 1859 n. 3702) diede ai comuni la possibilità di dotarsi di guardie proprie che vigilassero sul rispetto dei propri atti normativi, previa autorizzazione dei governatori provinciali. La disciplina preunitaria fu quindi estesa a tutto il Regno dalla Legge Ricasoli (Legge 20 marzo 1865, n. 2248). Con la legge 30 giugno 1889 n. 6144, fu previsto il rilascio della licenza di porto d’armi con tassa ridotta per le guardie, che furono distinte dagli agenti di pubblica sicurezza che dipendevano dal ministro dell’interno. [Cfr. Guardie delle province e dei comuni, it.wikipedia.org/wiki/Guardie_delle_province_e_dei_comuni]
[4] CFR. Archivio di Stato di Caserta, fondo Prefettura Gabinetto, Busta 106 Fascicolo 1155, nota del Prefetto a margine della risposta del Sindaco di Conca della Campania del 22 gennaio 1894.
[5] Espressione dispregiativa per Amante, usata anche al femminile “druda”.
[6] CFR. Archivio di Stato di Caserta, fondo Prefettura Gabinetto, Busta 106 Fascicolo 1155, Risposta del Comandante della Divisione dei Carabinieri di Caserta al Prefetto di Terra di Lavoro del 20 gennaio 1894.
Bibliografia e Fonti
- Archivio di Stato di Caserta, fondo Prefettura Gabinetto, Busta 106 Fascicolo 1155
- L’immagine delle guardie campestri è tratta da k9uominiecani.com