Questa sera ricorderemo un personaggio che ha meritato ampiamente di essere annoverato tra gli uomini illustri di Conca della Campania: Lorenzo De Felice.
Chi era Lorenzo De Felice
Ai meno giovani presenti qui questa sera il nome già rievoca la figura di una persona conosciuta e “riconosciuta” tra la popolazione; per i più giovani corre l’obbligo di tramandare loro un’altra storia tra le storie dei nostri predecessori che altrimenti resterebbero nel buio dell’anonimato.
Una così triste sorte non sarebbe sicuramente toccata al “nostro De Felice”, che, di suo, ha lasciato numerosi scritti saggi e libelli diffusi tra la popolazione, ma, nonostante ciò, questa città ha il dovere morale di ricordarlo pubblicamente.
Sono state, invero, troppe le occasioni che per merito suo hanno visto Conca assurgere a livelli alti di notorietà per via dei premi e le onorificenze che De Felice si è meritato nel corso della sua esistenza.
Innumerevoli medaglie di bronzo d’argento e d’oro, diplomi di merito, lettere di compiacimento meticolosamente menzionate a prefazione dei suoi scritti con un pizzico di narcisismo tipico delle persone di una certa età che raccolgono i frutti di una vita spesa anche, o, soprattutto, a servizio della collettività avvalorano quanto sopra detto.
Lorenzo De felice ha speso 37 anni come impiegato del Comune di Conca della Campania presso l’ufficio demografico. A fronte di una sua opera dice semplicemente: “Molto ho dato per il bene sociale nei tempi di guerra e calamità…”
Le principali opere poetiche di Lorenzo De Felice
Mi limiterò questa sera ad illustrarvi solo le sue tre opere poetiche che sono più conosciute e che, nel contempo, mettono in risalto il suo lato introspettivo ed intimo. Non ho la presunzione di poter dare un giudizio tecnico su di esse non essendo qualificata in questo campo, mi sento tuttavia in grado di poter esprimere non solo la mia opinione in merito , ma di poterla partecipare a voi presenti.
Solitudine 1975
Il poeta “nuovo” nasce, a mio parere, con questo libriccino di poesie pubblicato nel 1975.
Sono rime fresche e gentili, tenere dediche a persone care, alla natura, ai santi… Tematiche esistenziali trattate con pudore, sommessamente, come chi ha paura di scoprire il proprio animo e metterlo a nudo…
E poi l’amore universale e l’Amore particolare. Aleggia e permea l’intero libro quest’Amore subìto, quest’amore triste e sconsolato, pesante ma… amore … e di Amore si tratta.
Solitudine senza rimedio sotto il tiglio: un cuore infranto e abbandonato. Solo licenze poetiche? Pura poesia? Non credo. Traspaiono emozioni e sensazioni reali, frutti di relazioni o pseudo relazioni amorose o semplicemente sentimentali. Tanta vita vissuta nell’intreccio con le storie dei suoi familiari: un continuo grido di ottenere attenzione.
E le tante liriche sulla mamma, l’amor filiale, l’abbandono, la riconoscenza, l’attenzione e la disattenzione verso colei che lo ha generato dimostrano l’eterno conflitto generazionale tra genitore e figlio, che nessuna storia potrà mai cambiare. Poca attenzione verso la figura paterna: forse timore riverenziale? Difficile dirlo. Sta di fatto che il padre è poco presente, oserei dire assente nel suo vissuto. Ad un poeta si perdona tutto anche una così grande lacuna nella marea di versi sciolti che ci ha lasciato! (n.d.r.)
L’amore al servizio della vita 1982
Si tratta di liriche, brandelli di vita vissuta a 360°. L’interesse per i fatti di cronaca quotidiana e per la politica in genere ispirano l’autore.
Vi si legge l’animo di un uomo maturo ancora innamorato della vita e dell’Amore. L’immagine scelta riportata in copertina e in terza pagina del libro, identica, prelude ad un contenuto emotivo di carattere romantico/storico che si ritrova amplificato tra le rime.
Certamente non paiono attribuibili ad un uomo di 78 anni, quale egli era al momento in cui ha scritto i versi, tanta freschezza d’animo e tanta lucidità di pensiero rispetto agli eventi storici ed ai suoi vissuti: invece man mano che si va avanti nella lettura dei testi traspare, per poi venire allo scoperto, la sua attenzione verso la cronaca, la vita civile, le istituzioni dello stato alle quali singolarmente rende onore e tributa gloria.
Una visione a tutto campo di una quotidianità vissuta con tenacia che non trascura i sentimenti: il suo cuore ancora batte forte, forte, forte…
In clima di ferocia 1988
Vi si ravvisa tutta la tragedia dell’ultima guerra vissuta personalmente dal Nostro ed il riflesso che essa ha avuto nel suo animo attraverso gli episodi di ferocia succedutisi durante gli anni del conflitto.
La mitezza della traduzione degli stessi in versi nulla toglie all’aria greve che la guerra ha lasciato nei suoi vissuti. De Felice ne è stato due volte vittima: come uomo e come poeta.
I poeti hanno un animo più sensibile, seguono gli eventi più col cuore che con la ragione e per questo soffrono in modo diverso dagli altri. Ne è prova e testimonianza la poesia chiusa in questo libro rimasta traccia indelebile degli affanni patiti, ma ancora vivi, dopo 45 anni dai fatti.
Versi inediti
Per pura onestà intellettuale voglio citare l’enorme quantità di versi inediti che De Felice ci ha lasciato. Soprattutto negli ultimi anni della sua vita ha scritto versi per ogni occasione civile o religiosa. In tutta sincerità credo che avesse ormai perso la sua vena poetica e si facesse trascinare dalla corrente, ragion per cui non è mia intenzione addentrarmi sulla loro descrizione per non voler togliere il merito che si è conquistato scrivendo con passione e competenza in 50 anni di poesia.
Chiesa di San Pietro Apostolo nella storia di Conca della Campania 1000 – 1996
Una menzione particolare va fatta per questa “chicca” di storia dell’arte intrecciata con forza alla storia locale. Il reperimento di notizie e di documenti riguardanti la Collegiata rappresenta il più alto merito da tributare a De Felice.
Si devono a lui le copie dei registri delle natalità e le perizie tecniche sugli affreschi che sono state fatte da eminenti studiosi. Tanto si deve, è vero, alla costante presenza dell’amministrazione comunale e dei parroci che si sono succeduti, ma tantissimo resta il merito di chi è riuscito con alacre lavoro ma con scarsa preparazione specifica a lasciare un database (per dirla in termini in uso oggi) preziosissimo, al quale chi vi sta parlando ha attinto, seppure con la dovuta cautela tipica di chi non ha reperito direttamente le fonti.
Il prezioso lavoro svolto in merito alla descrizione della collegiata di San Pietro in Conca rappresenta comunque un ordinato e sistematico approccio all’autentica storia dell’arte che costituisce una seria motivazione, per quanti (il mio invito è rivolto soprattutto ai giovani) volessero continuare a scavare nelle “origini” della storia di Conca e dei suoi abitanti nei secoli passati.
San Salvatore Seus Santa Maria della Libera 1993
Pubblicato per i solenni festeggiamenti in onore della Festa Patronale della Madonna della Libera del 1993 è pur esso un libello che contiene di fatto un documento pregevole, purtroppo monco, che riporta l’istituzione della chiesa di San Salvatore precedentemente al Concilio di Trento del 1545- 1563. La bolla, del 1483, fa afferire tale chiesa alla Collegiata di San Pietro Apostolo in Conca e ne stabilisce il numero dei canonici e delle prebende, oltre alla “sacra uffiziatura”.
Un vanto in più per la Città di Conca e un merito in più per il Cavaliere, che ha meticolosamente cercato, ancora una volta gli atti che provassero le origini storiche dei nostri monumenti religiosi. È stupefacente come De Felice riesca a mettere insieme documenti storici in contesti di ordine a carattere prettamente sociale o, per dirla meglio di pia tradizione social/religiosa. Un american pie in salsa rosa che però riesce a trasfondere il suo pensiero che in fondo ha un solo fine: il bene comune.
Crediti
Intervento di Mariavittoria Riccio nella rievocazione storica dal titolo “La vita e la poesia di Lorenzo De Felice”, tenutasi il 20 agosto 2010 a Conca della Campania, nell’ambito della terza edizione di “Cultura in pillole”.