Ho accettato volentieri l’invito a tracciare un breve profilo della figura di Lorenzo De Felice, precisando che i pochi appunti che seguono non vogliono essere una biografia della persona, né una celebrazione commemorativa, ma una semplice testimonianza resa da un amico fraterno, oltre che collega di lavoro al Comune di Conca della Campania.
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Un lavoratore instancabile
Di lui ricordo bene lo straordinario dinamismo e la particolare attitudine in tutti i settori della vita amministrativa, per cui aveva maturato una non comune esperienza autodidatta attraverso un fitto contatto con il mondo della cultura e della politica. Tutto guidato da una coscienza cristiana, ereditata dalla famiglia.
I suoi impegni di lavoro si muovevano anche oltre le sue specifiche mansioni, proprio per la vasta competenza nelle varie discipline amministrative. Era così popolare che i cittadini si rivolgevano a lui, per problemi di Ufficio, anche per le strade del paese.
Le traversie del periodo bellico
Giungiamo al 1943, durante la guerra, nel burrascoso periodo dell’occupazione tedesca, quando De Felice, per le sue capacità e ampia conoscenza anagrafica, fu destinato dal Podestà al delicato servizio di assistenza alle famiglie dei militari in guerra, agli sfollati e bisognosi in genere. Poi, nel settembre 1943, fu preso insieme ad altri concittadini per essere deportato in Germania, ma prima fu rinchiuso nel Penitenziario di Frosinone, assegnato al carico e scarico delle munizioni sui mezzi militari. Spesso, però, eludendo la sorveglianza dei soldati tedeschi, a rischio del la propria vita, si avventurò, con altri deportati, a disinnescare molti ordigni bellici, prima di caricarli.
Successivamente, con l’aiuto esterno, rischiando, trovò riparo, con altri deportati, nel vicino Seminario vescovile di Ferentino, nel quale continuò a svolgere attività umanitarie per le quali aveva una spiccata vocazione, forte dell’aiuto del Vescovo Mons. Tommaso Leonetti, verso il quale De Felice continuò, anche dopo la guerra, ad avere grande venerazione ed un fitto rapporto epistolare, durato fino alla morte del noto Prelato, che fu anche Arcivescovo di Capua.
La perdita dell’amata moglie
Il 17 marzo 1948 Lorenzo De Felice perde la moglie Ada Guitto, che aveva solo 42 anni, alla quale era fortemente legato, tanto da dedicarle poesie anche dopo il matrimonio e dopo la morte di lei.
Il dramma sofferto lasciò una profonda ferita nell’animo di Lorenzo, che trovò rifugio nel lavoro al Comune (dove si recava anche di notte, quando non riusciva a dormire) e nella poesia, che risentirà del suo tormento interiore.
La lotta per il riconoscimento della Medaglia d’Oro a Conca della Campania
Negli anni settanta, senza compenso, dedicò volontariamente molto del suo tempo libero alla preparazione di un dossier che il Comune trasmise al Ministero della Difesa per richiedere l’onorificenza della Medaglia d’Oro in conseguenza degli eccidi verificatisi qui durante il conflitto mondiale nel novembre 1943.
L’esito negativo della richiesta spinse Lorenzo De Felice a recuperare l’abbondante documentazione tramite la Prefettura di Caserta e consegnarla, per protesta, all’Archivio del Museo Campano di Capua.
L’impegno per la valorizzazione e la tutela del patrimonio artistico concano
Giunto all’età pensionabile, De Felice avrebbe voluto continuare il suo servizio al Comune, anche senza remunerazione (lo dichiarò per iscritto), ma non gli fu concesso, per cui si dedicò a tempo pieno alle ricerche storiche, alla poesia, alla ricognizione, valorizzazione e tutela delle poche opere d’arte rimaste nel nostro territorio comunale, specialmente nelle chiese.
Per quest’ultima innata passione, Lorenzo soffri molto già nel 1950, quando, nonostante le sue preghiere alle autorità competenti, fu decapitata una storica e importante chiesa a Conca, quella di Santa Maria del Soccorso, del secolo XIV, Monumento Nazionale dal 1930 su Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione on. Pietro Fedele.
Le pareti ed il soffitto di quell’edificio recavano gli affreschi della Divina Commedia, eseguiti da noti artisti di scuola napoletana dell’epoca. Uno scempio provocato dalla sottoscrizione di una quindicina di cittadini concani, preoccupati delle condizioni statiche dell’antico Edificio e del conseguente, ipotetico, pericolo per i passanti.
Nel 1984, dopo il terremoto, altre due sciagure si verificarono qui a Conca: l’abbattimento di un magnifico ed artistico palazzo del ‘500, della famiglia Santangelo, ritenuto pericolante, e la demolizione di una chiesetta alla frazione San Michele, secolo XIV, per gli stessi futili motivi. Anche in questa circostanza l’opposizione di Lorenzo De Felice fu accorata e tenace, ma inutile. E dire che il terremoto era stato più rispettoso verso i due edifici descritti, rei solo di avere cinque secoli sulle spalle!
“Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini“
Mons. Carlo Castelli
La delusione ed il dolore del mio collega, però, fu tale che dopo qualche giorno di esitazione, contro la volontà dei familiari, andò in esilio presso il Convento dei Cappuccini di Tora, accolto affettuosamente dal Superiore Padre Atanasio Lonardo, suo vecchio amico, che gli mise a disposizione una celletta di tutto riguardo, come io stesso potetti notare quando andai a fargli una breve visita.
Poi le insistenze della figlia Assuntina furono tali che Lorenzo si arrese, anche perché a casa doveva continuare cure che da solo non avrebbe potuto praticare.
Gli attestati di stima a Lorenzo De Felice
Per concludere riporto lo stralcio di alcuni, tra i numerosi riconoscimenti, che aiutano a capire meglio la personalità ed i sentimenti di Lorenzo De Felice. Ho scelto quelli che a mio, non infallibile parere, sono i più significativi e più veritieri.
“Attesto che Lorenzo De Felice, durante gli eventi bellici del 1943, si è prodigato in modo esemplare, rischiando spesso la vita, in favore della popolazione concana, dei profughi e degli sfollati di questo territorio.”
Conca, 10 febbraio 1949 – Don Antonio Caprio (Parroco)
“Lorenzo De Felice trova, nei sentimenti di amore per la famiglia e per la Patria, l’ispirazione feconda per i suoi versi, in un dolce fermento di vita e a dimostrazione di valori che sono duraturi, capaci di accrescere fiducia e speranza”.
Roma, maggio 1974 – Carmine Manzi
“Carissimo Commendatore, ho gradito la raccolta dei documenti storici che mi ha inviato e La ringrazio della Sua squisita gentilezza, con l’augurio di continuare a onorare sempre di più la nostra terra.”
Teano, 26 settembre 1990 – Francesco Tommasiello (Vescovo)
“Caro Lorenzo, ho imparato a conoscerti attraverso le vicende e i ricordi della tua vita in questo Seminario, durante i sette mesi della tua permanenza qui, come testimone e protagonista insieme, in un periodo drammatico e indelebile della guerra.”
Ferentino, 7 novembre 1995 – Don Nino Di Stefano (Rettore del Seminario di Ferentino)
Caro Lorenzo, ho letto con vivo interesse la documentazione sul vostro internamento a Ferentino, Frosinone, Anagni e il Leoniano, luoghi a me noti, soprattutto per l’insegnamento con i Gesuiti nello stesso Collegio Leoniano.
Paliano, 1 marzo 1995 – Padre Costantino Comparelli
Non conoscevo quella rete di solidarietà, di coraggio, di rischi che hanno fatto della vostra presenza a Ferentino, durante La guerra, una trepidante avventura.
Ora sarà per me un vanto poter ricordare, qui, un compaesano che si è inserito nella storia locale in un’esperienza di comune tragedia!
Continuate, caro Lorenzo, questo culto del nostro passato, in cui Conca vede con onore la vostra figura, attiva su più fronti.
Vi giunga da parte mia un compiacimento vivo per la vostra vicenda e che il Signore vi conservi un testimone credibile dei valori di sempre: quelli della fede, della civiltà e della cultura!”
Crediti
Intervento di Pasquale Comparelli nella rievocazione storica dal titolo “La vita e la poesia di Lorenzo De Felice”, tenutasi il 20 agosto 2010 a Conca della Campania, nell’ambito della terza edizione di “Cultura in pillole”.