Pasquale Comparelli è il decano degli studi sulla storia e le tradizioni di Conca della Campania. Ricercatore, scrittore e autore infaticabile, è sempre pronto ad offrire il suo prezioso contributo ad ogni iniziativa culturale dedicata all’amata terra natia.
Pasquale, qual è il primo libro su Conca che ha letto?
Il primo libro che ho letto su Conca è: Conca della Campania e il contributo alle due guerre mondiali. Tipografia Laurenziana, Napoli, 1968, di Lorenzo De Felice.
Quanti libri ha scritto su Conca e a quale di questi è più affezionato?
6 libri, di cui l’ultimo non ancora pubblicato: La parlata dialettale concana: Proverbi, Locuzioni, Aforismi, Illustrazioni e Dizionario.
Sono affezionato a quest’ultimo, non per la sua importanza, ma perché ricorda la mia infanzia e anche perché tra le circa duecento fotografie che vi ho incluso, molte riguardano persone care, specialmente quelle dei miei genitori.
Se dovesse scegliere tre personaggi che ritiene fondamentali nella storia di Conca chi sceglierebbe e perché?
Conca ha mille anni di storia, gloriosa e travagliata allo stesso tempo. Sulle nostre rotte sono passati Principi e Duchi, Santi e pellegrini, soldati e lavoratori, letterati e politici, storici ed eroi, molti dei quali meriterebbero almeno un cenno di memoria, ma almeno sappiamo che sono esistiti ed hanno dato, ognuno per il suo stato, un contributo alla crescita della nostra terra.
Tra questi cito Mons. Francesco Saraceno, illustre sconosciuto, il quale nacque a Conca nel 1679 da una famiglia nobile e stimata, fu missionario francescano in Cina, dove venne nominato Vescovo e Vicario Apostolico, con Decreto del Papa Benedetto XIII, in data 16 ottobre 1728. La sua attività apostolica si svolse nel triste periodo della persecuzione contro i cristiani da parte degli Imperatori cinesi, ma proprio per questo la sua missione è stata ritenuta eroica e santamente meritoria.
Dopo la sua morte, avvenuta in Cina il 7 dicembre 1742, i cinesi cattolici e non cattolici gli dedicarono delle Pagote per la sua dedizione ai poveri e per aver operato dei miracoli anche in vita.
Mons. Saraceno figura iscritto nel Martirologio Francescano con l’appellativo di SERVO DI DIO e la motivazione: Preclaro per santità di vita e zelo missionario.
Su di lui, per iniziativa di Don Davide, ho scritto una sintesi biografica, sulla base di un testo degli autori Padre Tito Robertella e Torquato Vizzaccaro, intitolato: Mons: Francesco Saraceno Vescovo di Lorima e Vicario Apostolico dello Shensi e Shansi in Cina, Edizione Società Editrice Laziale, Roma, 1978.
Cito anche Erchemperto, di cui parla Il Prof. Mons. Salvatore Palumbo, di Pignataro Maggiore, nel 1954, in una importante tesi di Laurea in Lettere e Filosofia presso L’Università di Napoli: “Un contributo non indifferente ci viene da un cronista del sec. IX, Erchemperto, nato verso l’850 in Castel Pilano, presso l’odierna Conca della Campania. Fu monaco benedettino e si trovò coinvolto nelle turbinose vicende che travagliarono il Ducato Longobardo di Benevento. Erchemperto ha lasciato un’opera preziosissima: Historia Longobardarum Beneventi, senza della quale poco avremmo saputo sugli eventi storici di cui si è fatto cenno. Il cronista ci offre del materiale interessante in merito alla trasformazione della lingua nell’antico dialetto”.
La riscoperta di questo personaggio si deve alle ricerche di Lorenzo De Felice, in seguito alle quali si è continuato, nei tempi moderni, a dedicare attenzione all’illustre benedettino, attraverso convegni di studio in collaborazione con la città di Teano. Come è noto a Conca esiste una piazza dedicata proprio a Erchemperto. Le ricerche degli studiosi puntano oggi a stabilire dove sorgeva il sito benedettino di Castel Pilano.
Credo, poi, che non sia inutile dedicare qualche rigo a Torquato Tasso, il quale è venuto a soggiornare a Conca per due motivi: primo perché veniva ospitato in un castello principesco, dove trovava servitù e attenzione, secondo perché, all’epoca Conca era conosciuta per il suo clima, per l’abbondanza dei prodotti agricoli e la loro qualità ricercata, per le sue possenti mura e le magnifiche porte, per lo splendore dei suoi edifici, specialmente le cinque chiese, ricche di arte e per la quiete del luogo. (Giacomo Castrucci, 1843). Tutto questo era di giovamento al Tasso per una vacanza e per i suoi studi. Per dirla in termini moderni, la presenza qui del Tasso fu certamente una pubblicità per Conca. Quando fu istituita la Scuola Media obbligatoria a Conca venne intitolata a Torquato Tasso.
Tra le tante “scoperte” fatte negli anni, quale ricorda con più emozione? Ce la può raccontare?
Tra le scoperte più emozionanti fatte da me, durante le ricerche storiche degli ultimi tempi, indico quella riportata a pagina 36 del testo: L’occupazione tedesca a Conca della Campania.
Dal 17 Ottobre 1943, la popolazione di Conca, come già detto, era rifugiata nei ricoveri delle campagne, ma vi rimasero anche con l’arrivo degli alleati, i quali erano impegnati a ricacciare le ultime truppe tedesche, che rispondevano al fuoco anglo-americano sia per proteggere la loro ritirata, sia per ostacolare o comunque, ritardarne l’avanzata. In questa competizione Conca si trovò fra due fuochi.
La notte del quattro Dicembre 1943, in una grotta affollatissima nella campagna di Vezzara, era rifugiata anche una mamma: Filomena di 28 anni, con i suoi due bambini: Anna Maria, di 4 anni e Giuseppe, di 2 anni, il marito Pietro Addesso, era alle armi. I piccoli, è comprensibile, impauriti dall’agitazione generale, piangevano disperatamente. Alcuni vicini non sopportavano quei lamenti continui, dandone, forse, colpa alla mamma, incapace di zittirli. Filomena, una santa donna, nell’impossibilità di trovare un posto più tranquillo nella grotta, nonostante i sibili minacciosi delle opposte artiglierie, per quieto vivere, di notte, rischiò la fuga in un casolare poco distante. Appena dopo, però, una cannonata tedesca colpì proprio quella casetta. Dato lo scompiglio che regnava nella grotta e l’oscurità totale nessuno si era accorto che Filomena e i piccoli mancavano.
La mattina seguente i primi ad uscire all’aperto, quando tacquero i cannoni, avvertirono dei lamenti provenienti da quella casa, appena colpita, dove trovarono la mamma con Giuseppe stretto al petto, entrambi senza vita. Anna Maria, invece, estratta agonizzante dalle macerie, spirò tra le braccia dei soccorritori.
L’occupazione tedesca a Conca della Campania, Pasquale Comparelli, 2018 pag. 36Come valuta gli studi recentemente fatti e le ultime pubblicazioni uscite sulla città di Conca?
Sono felice che alla mia iniziativa, presa diversi anni fa, di portare alla luce la “tragedia dimenticata” in merito agli eccidi nazisti nel nostro Comune, siano seguiti altri studi, che finalmente danno rilievo all’enorme sacrificio, non abbastanza riconosciuto, dei martiri di Conca della Campania.
Saluto e ringrazio Diego, con gli auguri per la sua iniziativa in favore della cultura.